Il dramma di Mariolina, morta dopo l’intervento estetico al seno: due medici indagati

La Procura di Treviso ha aperto un fascicolo sul decesso di Vargiu, 65 anni. Giovedì l’autopsia. L’intervento a Spresiano

TREVISO. Era entrata per un intervento di mastoplastica alla Clinica Estetica di Spresiano, che aveva scelto dopo aver deciso di rifarsi il seno e le palpebre. Ma qualche cosa andò storto e la donna non si riprese più. Mariolina Vargiu, 65 anni, originaria di Villacidro in provincia di Cagliari e residente a Cessalto, è morta sabato, dopo un deperimento fisico e neurologico che durava dal 2016, quando era entrata in coma. Dalla clinica dove si era recata dopo aver preso appuntamento e iniziato il percorso, il 28 novembre di cinque anni fa, uscì in ambulanza.

La donna è mancata sabato e il sostituto procuratore di Treviso e pubblico ministero di turno, Davide Romanelli, ha aperto un fascicolo per il reato di omicidio colposo nei confronti dei due medici che l’hanno operata, Francesco Cammilli, anestesista 53enne e il chirurgo estetico Francisco Mora Zambrano, 68enne di origini peruviane. Giovedì alle 12.30, il medico legale e anatomopatologo Antonello Cirnelli, riceverà l’incarico in tribunale a Treviso, e subito dopo eseguirà l’autopsia sul corpo della donna. Entrambi i medici hanno una doppia causa in corso, che corre su due filoni, quello civilistico e quello penale.

L’accusa sotto il profilo penale è quella di lesioni gravissime, che adesso potrebbero trasformarsi in omicidio colposo. La motivazione è il legame tra l’intervento chirurgico al quale la donna era stata sottoposta, e la sua condizione di stato comatoso che sarebbe stata dovuta ai danni cerebrali causati da una forma di ipossia.

L’autopsia sulla 65enne, però, è importante per capire cosa l’abbia portata alla morte, ma soprattutto il tipo di nesso causale. «Lo stato di coma sarebbe stato generato da un problema di somministrazione di anestesia» spiega il legale difensore della famiglia della donna, Alessandro De Paoli «una carenza di ossigeno che ne ha causato l’ipossia. Era stata portata di urgenza in ospedale a Oderzo, ma non c’era già più nulla da fare. Di seguito era stata ricoverata alla Casa di cura Luigi e Augusta di Ormelle, dove ha avuto un progressivo deperimento». Fino alla morte, avvenuta sabato. Nel frattempo uno dei due figli della donna, era stato nominato amministratore di sostegno.

Adesso il processo per lesioni gravissime, si trasforma formalmente in omicidio colposo. I procedimenti sono in piedi. Nell’ambito della casa civilistica, curata dall’avvocato Mauro Celot, per la quale la famiglia, specialmente i due figli, non hanno ricevuto ancora nulla, è stato chiesto un risarcimento di 1 milione 400 mila euro.

La clinica è nota alla Procura della Repubblica, che ha in piedi un altro fascicolo. Un noto imprenditore opitergino, Vittorio Silvestrini, 72 anni, fondatore della Perlarredi di Azzano Decimo, morì poco più di un anno fa mentre si apprestava a sottoporsi ad un intervento nello stesso centro di chirurgia estetica di Spresiano.