Il manager che fondò la Castelgarden ucciso dal Coronavirus

Castelfranco, Maurizio Ferrari si è spento il 14 febbraio per polmonite bilaterale all’ospedale di Vittorio Veneto

CASTELFRANCO. Un imprenditore illuminato, che ha saputo fare grande una realtà come la Castelgarden (ora Stiga) trasformandola in una azienda leader mondiale nel settore del giardinaggio e in particolare in quello dei rasaerba e dei trattorini: Maurizio Ferrari è spirato la mattina del 14 febbraio all’ospedale di Vittorio Veneto, dove era ricoverato per Covid. Aveva 72 anni: il suo nome è indissolubilmente legato alla grande epopea imprenditoriale del Nordest, portando la Castelgarden fino ad avere ben 1400 dipendenti in busta paga.

Le origini milanesi

Milanese di origine, Ferrari era arrivato a Castelfranco negli anni Ottanta prendendo in mano quella che era una piccola azienda. Aveva lasciato le redini nel 2005, dopo aver fatto transitare la Castelgarden nel gruppo Ggp (Global Garden Product), e dopo 25 anni come top manager. Ora abitava a Venezia, ma erano frequenti le sue improvvisate a Castelfranco, l’ultima quindici giorni fa (quando la malattia lo stava già ghermendo, senza che se ne fosse accorto): una città che gli è sempre rimasta nel cuore e non solo per gli ottimi risultati economici ottenuti. Perché la Castelgarden era diventata anche un modello di integrazione tra lavoratori stranieri e italiani, dove le persone di religione islamica potevano addirittura trovare una moschea in azienda e dove la mensa teneva conto delle prescrizioni religiose alimentari.

L’intuizione
Ma non solo: Ferrari aveva avuto l’intuizione che il ciclo produttivo dell’azienda da settembre a luglio poteva coniugarsi con la necessità di chi aveva lasciato la famiglia nei luoghi d’origine. Quindi contratti a termine che poi riprendevano quando l’azienda rientrava nel picco della produzione. «Ferrari ha fatto tantissimo per noi immigrati, – è il commosso ricordo di Aziz Bouigader, storico delegato sindacale in Castelgarden, assunto direttamente da Ferrari nel 1990 – mentre in altre aziende gli stranieri avevano molte difficoltà ad essere assunti, Ferrari aveva capito che quelle persone arrivavano in Italia già pronte per il lavoro».

Lavoro e stranieri

Ma l’impegno di Ferrari era andato ben al di là di creare un ottimo clima aziendale: «Me lo ricordo ancora quando domenica mattina veniva in bicicletta alla ex Scardassi dove avevamo trovato un tetto. Voleva sapere quali erano le problematiche che stavamo vivendo e riusciva sempre a trovare una soluzione. Per l’alloggio aveva stretto accordi con i comuni dove abitavamo, facendosi lui garante per gli affitti».

Il ricordo

Chiusa l’esperienza in Castelgarden, Maurizio Ferrari ha continuato a ricoprire importanti ruoli manageriali in diversi settori sia a livello nazionale che internazionale. «Il più grande manager che abbia conosciuto – lo ricorda Giorgio Isetta, all’epoca segretario Fiom per la Destra Piave – un protagonista dello sviluppo imprenditoriale della Marca, con cui ho sempre avuto ottimi rapporti, poi trasformati in una profonda amicizia».

La notizia della scomparsa di Ferrari è stata appresa con profondo cordoglio alla Stiga che ha “ereditato” la Castelgarden e che si attiene al rispetto della riservatezza voluto dalla famiglia (anche per quanto riguarda le esequie, la salma sarà cremata venerdì 19 febbraio): «Tutti i dipendenti del Gruppo Stiga ricordano Maurizio Ferrari con immensi affetto e gratitudine, per il decisivo contributo che ha dato alla nascita ed allo sviluppo dell’azienda e per lo straordinario valore umano sempre dimostrato nei confronti dei dipendenti».