Lo sport piange il maestro De Carlo, fondatore del Judo Treviso

Berardino aveva 91 anni, è un pezzo di storia cittadini che se ne va. Dal 1981 al 1988 guidò il comitato federale veneto 

TREVISO. Un pioniere del judo in Italia, l’immagine del judo a Treviso. Si è spento a 91 anni (92 li avrebbe compiuti il 23 agosto) Berardino De Carlo, per tutti “il maestro”. E per il capoluogo significa un pezzo di storia non solo sportiva che se ne va.

Perché il fondatore del Judo Treviso, in oltre 60 anni di vita del sodalizio, ha visto passare sui suoi tatami futuri sindaci, medici, avvocati, giornalisti. Sfogliare l’album della società significa ricostruire l’albero genealogico del capoluogo, le dinamiche sociali e culturali.

Il lutto della città
Così a piangere il maestro Berardino è una fetta importante della città, almeno quattro generazioni di trevigiani che non hanno mai dimenticato quel piccolo mondo fatto di kimono, tatami, ippon.
E che, con un tuffo nei ricordi dall’alto impatto emotivo, avevano rivissuto ai recenti festeggiamenti per i 60 anni o all’addio nel 2018 alla gloriosa sede di viale Monte Grappa. Felici di riabbracciare il maestro Berardino, con la sua memoria di ferro e straordinaria vitalità.

Scavallati i 90 anni, era sempre foriero di consigli per l’attuale gestione (ora presidente del Judo Treviso è il figlio Enzo) e non passava inosservata l’incredibile passione che continuava a legarlo al judo. Il maestro, ottavo dan e cintura biancorossa, è morto ieri per le complicazioni cardiorespiratorie seguite a una frattura al femore. E la notizia, in breve tempo, ha fatto il giro d’Italia: tanto era amato e conosciuto.

Parla il figlio
«Al Judo Treviso avrà sfornato almeno 200 cinture nere. Il suo club è stato il primissimo di questa disciplina in Veneto e tutte quelle nate successivamente le hanno create i suoi allievi», sottolinea il figlio Enzo. Origini potentine, Berardino si trasferisce a Treviso nel 1958: sottoufficiale dell’Esercito, presterà servizio alla caserma Cadorin e poi al comando zona al distretto militare in Riviera Margherita. «Tanti non sapevano fosse militare», ricorda il figlio, «per tutti era solo “il maestro”».

Il primo kimono
Il kimono l’aveva indossato per la prima volta alla scuola militare di educazione fisica: amore a prima vista. Tanto che, approdato nella Marca, cerca subito sodali per diffondere il verbo di quella lontana disciplina, all’epoca pressoché sconosciuta, che affonda le radici nel Paese del Sol Levante (a proposito: Berardino si godrà da lassù il ritorno delle Olimpiadi a Tokyo, patria del tatami).

Tempra ne ha da vendere, il mitico Menenio Bortolozzi è fra i primi a crederci: sono 13 i fondatori del Judo Treviso, che scrive il primo capitolo di un libro leggendario con la fondazione del 1° aprile 1959. La sede è alla palestra Verdi, poi il trasloco al Coni e all’ex Gil in Città Giardino. Ma la palestra iconica è in viale Monte Grappa, dove il Judo Treviso rimane fino al 2018 (ora è alle medie Serena).

La società
La società, di cui è stato anima prim’ancora che presidente e maestro, diventa presto un faro per il Veneto e non solo.

Una scommessa vinta in una terra votata anzitutto al calcio, ciclismo, rugby. «Quando le gare erano ancora poche, si dedicava anima e corpo all’insegnamento. Quello era il suo mondo», ribadisce Enzo, che con il direttore tecnico Alessandro Esposito ha raccolto l’eredità del capolavoro paterno.

Il comitato federale
Dal 1981 al 1988, Berardino guida il Comitato federale veneto, poi per due quadrienni è consigliere nazionale Fijlkam. Nel 2001 gli viene conferita la Stella d’Oro del Coni.
Berardino De Carlo lascia la moglie Rosetta, i figli Enzo e Adolfo, nuore e nipoti. I funerali si svolgeranno il 31 marzo  alle 15.30, alla Chiesa Votiva.