«Ciao Mattia», scrive infatti Mara Ceron, «ti ricordo ancora al calcio di Guarda. Non penso si possa descrivere il dolore che sta attraversando questa famiglia».
Aveva una fidanzata Mattia Battistetti, Giada Fasan, lavora alla 3M srl di via Perlasca. Alla notizia della tragedia è rimasta sconvolta. «Appena è stata avvertita della tragedia», dice il titolare, «è andata subito via per capire cosa era accaduto». Giada ha espresso il suo dolore mettendo una foto sul suo profilo facebook, una foto di loro due in un momento felice, senza alcun commento: ma gli amici hanno capito subito il perché di quella foto e hanno voluto farle sentire via social la loro vicinanza, con tanti messaggi di cordoglio, tra cui quello più commovente, di Romina Mihali: «Riposa in pace piccolo angelo».
Tutti lo ricordano come un ragazzo attivo e con tanta voglia di lavorare. Amava la montagna, Mattia, e quando aveva tempo libero, le poche volte che lo aveva, si alzava anche alle 5 del mattino per andare a fare una escursione. Per il resto aveva poco tempo: tante ore di lavoro non gli lasciavano spazio per altre attività: solo qualche birra con gli amici, le ore trascorse con Giada.
La mamma insisteva perché trovasse un lavoro più tranquillo, meno pesante, ma lui non voleva, gli piaceva quel lavoro, gli piaceva montare ponteggi nei cantieri e non ne sentiva il peso anche se doveva rinunciare a tante altre cose, come il volontariato alla Croce Bianca di Montebelluna. «Era stato un nostro tirocinante», ricorda Maria Farina, la presidente della Croce bianca di Montebelluna, «gli avevamo chiesto perché non aveva continuato a studiare per fare poi una professione sanitaria come quella del papà, ma lui diceva che era stanco di studiare e voleva lavorare. Era un ragazzo molto impegnato, senza grilli per la testa, veniva qui dopo il lavoro e faceva servizio fino alle 2 di notte».
Ma il lavoro poi lo aveva indotto a rinunciare anche al volontariato alla Croce Bianca: «Era venuto a fare il corso formativo nel 2019», ricorda Ketty Trevisan, «aveva cominciato a fare anche qualche servizio come terzo componente dell’equipaggio delle ambulanze, ma poi il lavoro non gli lasciava più tempo per fare il volontario. Fino all’inverno riusciva ancora a venire alla sera, poi con la bella stagione e gli orari di lavoro più lunghi non riusciva più a venire. Mattia era un ragazzo solare, sempre disponibile, a differenza di tanti giovani che vengono a fare il corso per avere crediti nella loro carriera scolastica, Mattia era venuto perché credeva a questa attività di volontariato e la svolgeva con impegno. Tanto di cappello al suo impegno, che incarnava il vero spirito del volontario».