Morto Gombos, medico e pilota. Anche Zaia tra i suoi ex pazienti

Aveva 86 anni, lo ha stroncato un infarto in piazza a Codognè. Nel 1956 scappò dall’Ungheria invasa. La grande passione per il volo 

CODOGNE’. Un infarto l’ha colpito ieri verso mezzogiorno mentre si trovava in piazza Europa, davanti alla macelleria. Codognè dà l’addio al suo medico-pilota Csaba Gombos, 86 anni. Lunedì dopo il malore sono stati prontamente allertati i soccorsi, il cuore non ha più ripreso a battere.

Medico di famiglia in paese per trentacinque anni, tra i suoi pazienti aveva avuto anche il governatore Luca Zaia. Il dottor Gombos era conosciuto per la sua passione per il volo. Con il suo inseparabile motoaliante Hoffmann H36 Dimona ha compiuto attraversate in giro per il mondo, raggiungendo Capo Nord e l’Africa. Nato a Budapest, Csaba Gombos era poco più che ventenne quando nel 1956 scappò dall’Ungheria in seguito all’invasione dell’Urss.

Fu tra gli studenti che parteciparono alla rivoluzione contro l’occupazione sovietica. Lui, non facendo parte del Partito Comunista, dopo il liceo non aveva potuto continuare gli studi. Fuggito a piedi, passando attraverso l’Austria, riuscì ad arrivare a Padova, dove fu accolto nella Casa dello studente. Completò così i suoi studi di medicina all’Università di Padova.

Era la Pasqua del 1973 quando giunse a Codognè, per una sostituzione per un paio di mesi come medico. Ritornato a Padova, in autunno fu poi richiamato dal Comune che gli diede alloggio in un appartamento sopra il municipio. Conosciuta la donna della sua vita, la moglie Donata, Gombos si stabilì a Codognè.

Centinaia sono state le persone di cui è stato medico di famiglia. «Una persona molto disponibile, uno dei medici storici, andava casa per casa per le visite», lo ricorda il sindaco Lisa Tommasella. Parallelamente alla sua professione, il medico coltivò il sogno che aveva fin da bambino, quello del volo.

Il primo brevetto a 14 anni, a fine Anni ‘70 come pilota a motore all’aeroclub di Treviso e poi quello per aliante. Dal 1983 ha continuato ininterrottamente a solcare i cieli con il suo H36, conservato nell’aviosuperfice Narder di Campodipietra. Oltre alla moglie lascia i figli Alessio e Nicola.