Treviso: è morta Adelina, rugbista, operaia e sindacalista. Aveva 55 anni

Colonna delle Red Panthers e azzurra, ha donato gli organi. L’ultimo pensiero per la figlia Cristina, poi l’emorragia cerebrale

TREVISO. L’ultimo sostegno lo darà a chi riceverà i suoi organi. Fino all’ultimo, la “ Ade” ci sarà: come c’è sempre stata, nelle mischie e in fabbrica, alla catena di montaggio e nella rappresentanza sindacale. Pilone sinistro, giochi in prima linea, dove non ci sono alibi. Devi spingere in campo per i compagni. E lo fai nella vita, per chi ti sta vicino.

L’ultimo pensiero è stato per la figlia Cristina, martedì 19 ottobre: «Non mi sento bene, portala tu a scuola», ha detto al marito Gigi prima di accasciarsi al suolo, esanime.

Lui l’ha rianimata, subito, prima che gli operatori del 118 arrivassero e la intubassero: la corsa in ospedale, un quadro clinico gravissimo.

Ma l’emorragia cerebrale era stata devastante, e non lasciava speranze. Il 20 pomeriggio Adelina Corbanese è stata dichiarata deceduta e sono state avviate le procedure per la donazione degli organi. Nessun dubbio, avrebbe voluto così

Aveva 55 anni.

Sotto choc i familiari, le Red Panthers, il Benetton, il Silea e tutto il rugby trevigiano e nazionale.

Adelina è stata colonna delle mitiche Red Panthers, che per 25 anni hanno dominato la scena italiana, e si sono imposte in Europa. Pioniere assolute del rugby femminile, quando ancora non erano state riconosciute dalla Federrugby, e giocavano da semiclandestine, con inglesi e francesi, neozelandesi.

Con Fabris e Breda ha composto una leggendaria prima linea, anche in Nazionale (per lei 38 presenze). Ha giocato due mondiali e la coppa Europa, e con Treviso ha vinto 19 scudetti, fra ufficiali Fir e targati Arci.

Operaia alla tessitura Monti era poi passata alla De’ Longhi, dov’era stata anche nella Rsu. Fece scalpore in tutta Italia una battaglia di quella rappresentanza, per la pausa pipì alla catena di montaggio.

Poi aveva preferito lasciare il lavoro, per dedicarsi alla figlia. Disponibile e generosa, estroversa, solare, nel rugby aveva poi allenato il minirugby a Treviso, ora era accompagnatrice dei bambini.

La piange anche la natia Olmi, dov’era cresciuta.

Solo pochi giorni fa aveva perso il padre Ernesto “Guido”. Lascia il marito Gigi, pilone del Villorba, allenatore del Silea – una vita insieme (ma mai lo stesso club nel rugby,) arricchita dall’arrivo dell’amatissima Cristina, studentessa all’Albertini. E i due fratelli Corrado e Roberto, le sorelle Lorenza e Giuliana, i nipoti.